“Grani antichi, gusti perduti ritrovati per voi, armonia di pasta PASTARMONICA” così recita il nostro slogan che in realtà uno slogan non è, ma è una realtà. Sembrerà un bisticcio di parole ma siamo certa che chi si è soffermato a leggere sin qui ha compreso perfettamente. Abbiamo cercato di selezionare le semole ponendo una lente di ingrandimento su prodotti riscoperti già da qualche tempo come il “Senatore Cappelli”, una varietà creata dall’agronomo e genetista Nazareno Strampelli, intorno al 1906, su commissione del marchese Raffaele Cappelli, diventato poi senatore, o su prodotti ibridatisi naturalmente e poi coltivati dall’uomo come il Tritordeum che nasce dall’incontro tra il grano duro e l’orzo selvatico.
Continuiamo la ricerca per darvi il meglio con l’introduzione di farine a basso valore glicemico, come la farina di ceci, o di farine di frutta, verdura e spezie, per meglio offrire al nostro organismo nutrienti adatti a combattere gli stati infiammatori provocati dai disagi quotidiani. Per la nostra pasta, alla semola e alla farina aggiungiamo poi le uova, rigorosamente livornesi; a seguire per i nostri ravioli la ricotta è evidentemente di pecora e trovata a KM 0 in provincia di ROMA da un caseificio che produce DOP; in ultimo ma decisamente molto importante per i nostri cappelletti la carne arriva da uno dei macellai storici di Roma. Inutile dire che, per tutti gli altri prodotti che usiamo, il marchio Italia è d’obbligo e oltre a questo ricerchiamo anche le DOP, ma a tutto esiste un’eccezione ed è ovvio che se il ripieno è Lime e Menta, sarà difficile che il Lime sia italiano. Oltre a ciò nostro vanto è sarà cercare di riportare le stagioni nei piatti attraverso l’aiuto di aziende agricole locali che ci sostengono in questo.
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“Sala da Pranzo” così si chiama la sala in cui noi accogliamo i nostri ospiti per la somministrazione. Sala da pranzo è la sala della nonna o della mamma, dove noi siamo cresciuti cullati da rumori e profumi che, al momento del pasto, si trasformavano in sapori indelebili dando luogo a mille sensazioni. Sensazioni, che a nostra insaputa, avrebbero segnato momenti e luoghi. E sì, è proprio questo che abbiamo cercato di ricreare per voi. Abbiamo anche aggiunto un piccolo spazio esterno da dove, a settembre, uno dei nostri commensali, davanti ad un buon piatto di pasta e un bicchiere di vino fresco, ha commentato “fantastico, manca solo il mare” Quando abbiamo aperto, poi, un noto quotidiano romano l’ha definita “Petit Restaurant”, anche questo ci ha fatto molto piacere perché abbiamo capito di aver trasmesso l’idea di quanto siano preziose le cose piccole e di quanto prezioso sia questo progetto per noi. Sicuramente anche la continuità tra la sala e dehors ha contribuito a dare l’immagine di un “petit bistrot”.
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